A Roma lo sciopero delle metro è all’ordine del giorno, così mi occupo del traffico dando consigli spassionati sulla viabilità. Però è anche un invito a godersi il tragitto e non l’arrivo, a respirare il percorso e focalizzare le cose belle (ma anche brutte) che ogni giorno ci troviamo davanti. Presi dalla meta, spesso non ce ne rendiamo conto.
Mi sa che sono impazzito. Prima ascoltavo De Andrè, adesso le campane della chiesa di fronte casa mia. Un giorno arriverò a godere dei clacson.
Scherzi a parte, dimmi un po’ dell’album. Come nasce “Se passeggio faccio prima”?
Il disco è uno spaccato di uno spaccato di uno spaccato di un vissuto. La punta dell’iceberg. Sotto ci sta un sottobosco di canzoni che tu, caro Roberto, un po’ conosci. Oggi ho voluto descrivere questo percorso che già, in parte, non mi rappresenta più. Domani parlerò d’altro, con altre note.
Nel disco non c’è un genere ben definito, ma credo non sia errato poter parlare di indie, sia come genere che come produzione e distribuzione, che mi dici?
Se per indie intendi indipendente (com’è semanticamente corretto) allora sì. Sono indie. Oggi però questa parola ha assunto, in pochissimi anni, un significato diverso, a tratti errato. Accomuna un genere, un filone, una categoria di musica della quale non faccio parte. Non perché non mi piaccia, anzi.
Ma non è quello che faccio io.
Quanta Sicilia hai voluto mettere nel disco? Mi vengono in mente i dialoghi che si sentono nell'ultima traccia. È un disco più romano o siciliano?
E’ un disco pop, né siciliano, né romano. E’ un piccolo disco di musica leggera che vuole strappare un sorriso e piccole riflessioni. Di più non so fare.
Come mai soltanto 8 tracce? Nella mercato della musica di oggi non è un po’ rischioso fare un disco in cui due delle otto tracce sono ghost track?
Esattamente il contrario. Oggi secondo le “leggi del mercato” non ha molto senso fare un disco. Il concetto di musica, di dischi è cambiato. Oggi è tutto veloce, oggi si ragioni a singoli, il linguaggio dell’immediato ha preso il sopravvento su quello dell’ascolto, della ponderazione. Oggi abbiamo mille dischi nel pc o nelle penne usb e non riusciamo ad ascoltarne uno per intero. Su youtube dopo 1 minuto e trenta secondi cambiamo videoclip perché ci annoia, e passiamo ad altro. E’ tutto fulmineo, c’è tanta musica, tanti progetti. Non si ascolta più. Prendi Rovazzi, è uno degli artisti più noti in Italia, e ha pubblicato solo 3 canzoni. Oppure Calcutta (a me piace eh): è considerato uno dei più promettenti cantautori contemporanei, e ha fatto un solo disco. Una volta dovevi fare 3-4 dischi di successo prima di essere solo preso
in considerazione. Dunque 8 canzoni vanno bene (comprese prefazione e postfazione, non ghost track).
Descrivilo con 3 aggettivi!
Leggero, impertinente, idealista
Leggero, impertinente, idealista
PS: Se vi ha incuriosito e volete ascoltare, vi lascio il link al video ufficiale di uno dei brani del disco! Buon ascolto! https://www.youtube.com/watch?v=waBem4RUReQ



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